Circa un mese fa si è conclusa la VI Edizione del Festival e adesso abbiamo deciso di prenderci cura di tutta la meraviglia generata da quei tre giorni attraverso dei brevi reportage .
Il terzo giorno del Festival dell’Ospitalità si è aperto con un evento unico nel suo genere: La Deriva filosofica, guidata proprio da Paolo Maria Clemente, autore del libro “La deriva. Istruzioni per perdersi”, edito da Tlon. è lo stesso Palo a raccontare l’esito di questo viaggio mattutino che ha visto i partecipanti dialogare con il territorio grazie alle stimolanti regole di questo gioco filosofico.
Vivere una città in questo modo arricchisce l’esperienza turistica rendendola un momento ospitale transumano (per citare le parole di Paolo Maria Clemente).
Domenica 10 ottobre 2021 sono stato invitato dal coach Girolamo Grammatico – lo stesso che mi aveva intervistato un anno fa per il Palinsesto Umanista – a fare una deriva nell’ambito del “Festival dell’ospitalità” di Nicotera, che riprende quest’anno dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia.
Ci ritroviamo alle 8 davanti al Lido Nettuno, punto di ritrovo del Festival: ho dato appuntamento così presto sia perché il nostro campo da gioco fosse il meno trafficato possibile, sia perché si autoselezionassero le persone più motivate, non immaginavo certo che venissero così tante persone!
Manca solo Danilo ma lo aspettiamo perché insieme a Girolamo è il mio punto di riferimento al Festival.
Tra noi figurano anche un nicoterese “doc” e una giovane donna che stende sulla deriva l’aura degli aborigeni avendo trascorso la maggior parte della vita in Australia. Mentre aspettiamo che arrivi Danilo, dico due cose sul gioco della deriva stimolato dalle domande di Girolamo. Racconto al gruppo di come la sera prima, alzandomi dal sedile sul traghetto semideserto che mi aveva portato a Villa, vi avessi trovato un pastello viola: lo mostro alla banda dei derivanti dicendo che potrebbe significare tante cose, ma dobbiamo stare attenti a non dare interpretazioni troppo umane. Proprio mentre sto spiegando che avremmo aspettato un segno per capire da che parte andare, un piccione mi sorvola dirigendosi a sinistra del Lido Nettuno: anche se dovessero sopraggiungere altri segni, la direzione rimarrà comunque quella indicata dal piccione perché “il senso è del primo segno”. Resta fermo che, ad ogni bivio che incontreremo, il percorso andrà comunque rinegoziato con la Zona – e col gruppo – , seguendo di preferenza i segni avvistati da molti rispetto a quelli visti solo da poche persone.
Nel frattempo è arrivato anche Danilo e così si può iniziare: chiedo quanti abbiano visto il piccione che è volato sopra di me e alzano la mano quasi tutti: dobbiamo dunque prendere a mano sinistra. Arriviamo così al primo incrocio dove dobbiamo decidere se continuare sul lungomare, prendere una via tra le case o andare verso la spiaggia. Per sicurezza, chiedo alla banda dei derivanti se sarebbe disposta a camminare sulla sabbia nel caso un segno ce la dovesse indicare e la risposta è affermativa. Alle nostre spalle, un uomo con al guinzaglio un cane nero che abbaia ci conferma implicitamente che dobbiamo proseguire sul lungomare. Poco più avanti un anziano seduto su una sedia sembra contemplare la marina e una di noi si sente incuriosita da quella presenza: vorrebbe scoprire il panorama che si vede da lì. La invito ad andare personalmente a verificare cosa stia guardando quel signore, perché muovendoci tutti insieme potremmo disturbarlo; la derivante va e dopo un po’ torna a dirci che più che contemplare il panorama sembra assorto nei suoi pensieri.
Da qui in poi ricordo solo che siamo andati verso una bandiera italiana che sventolava su un alto pennone in mezzo a una piazzetta e di aver detto che per la regola della “variatio” non saremmo andati verso una seconda bandiera che si vede più lontano. Spiego anche che una persona o una macchina che passano non costituiscono una “figura” ma devono essere considerati “sfondo”. Sono soprattutto gli uccelli a guidarci. Il nicoterese doc rimane colpito scorgendo sul tetto di una casa una una coppia di comignoli che non aveva mai notato. Un’altra derivante chiede se una indicazione stradale possa essere considerata un segno in quanto è un po’ sgangherata (la freccia pende verso il basso). Rispondo affermativamente, spiegando al gruppo che anche se non si tratta di qualcosa che accade qui ed ora ma di un segno “stanziale”, merita di essere seguito in virtù del suo difetto: in deriva ogni devianza è significativa. Una derivante legge su adesivo appiccicato su un palo dell’Enel la data di nascita del figlio – ma anche della nonna – e poco dopo vede su un muro un necrologio dedicato proprio ad una nonna.
Dopo un altro po’ di spostamenti e appostamenti, il primo esempio di arte involontaria. Devo premettere che anche qui – come a Carloforte – c’è l’usanza di sospendere i sacchi della spazzatura ad altezza d’uomo, per evitare che gli animali ne facciano scempio. Ebbene, ad un certo punto ci troviamo davanti ad una coppia di bidoni vuoti di plastica bianca, uno a terra e l’altro attaccato ad un filo, obliquamente sospeso sopra il primo: “dialogo tra bidoni”, commenta qualcuno. Mentre siamo lì, attirata dalle nostre voci esce da quella casa una donna anziana, con in mano una piccola bacinella contenente del mosto, che ci chiede cosa stiamo facendo: “una caccia al tesoro”, le risponde una derivante (è una “password” che funziona sempre con i curiosi). A quel punto, il nicoterese doc si fa riconoscere alla donna e si mettono a chiacchierare.
Passati ad un altro incrocio, ci troviamo davanti a un rubinetto che perde sopra un secchio pieno d’acqua verdastra. Mentre contempliamo quello spettacolo tarkovskiano, Girolamo richiama la mia attenzione perché dietro la macchina parcheggiata lì a fianco si nasconde l’apparizione: sul lato sinistro della porta di casa, qualcuno ha costruito una strana struttura consistente in un’asse di legno disposta a mo’ di panchina che termina giusto sopra un grosso osso di animale adagiato per terra. La panchina surreale, che ha dietro una specie di croce di legno e altre assi inchiodate, sembra avere la funzione di ostacolare il parcheggio di fronte alla porta d’ingresso dell’abitazione. Mentre siamo assorti in contemplazione, un derivante nota che da un balcone che dista da noi un paio di isolati sventola una bandiera della Juventus con il numero 28 (scudetti) in evidenza e noi siamo appunto 28 (l’avvistatore ci ha contati e ricontati perché non credeva ai suoi occhi).
In precedenza una di noi aveva espresso il desiderio di andare al bar e le avevo risposto che saremmo saremmo andati tutti insieme nel bar che la deriva ci avrebbe indicato. Disturbato dalle nostre voci, un piccione esce zoppicando da sotto la macchina che confina con la panchina e svolta a destra, avviandosi assai lentamente in direzione del lungomare. Ho appena detto alla banda che siamo prigionieri di quel piccione, quando una di noi lo fa volare via al solo scopo di accertarsi della sua salute. Il volo del piccione suggerirebbe di andare in un bar che si intravede sul lungomare, ma una di noi dice che è chiuso; a quel punto interviene il nicoterese doc per dire di star tranquilli perché il bar è sicuramente aperto.
Ci dirigiamo dunque lì, anche perché sta cominciando a piovigginare, e all’ingresso del locale si verifica un ultimo sincronismo: mi trovo di fronte alla derivante che precedentemente aveva chiesto appunto di andare al bar e che a mia insaputa si era sganciata dal gruppo per recarsi proprio in quel bar: stava uscendo dal bar e si stava giusto chiedendo dove fossimo. Siamo un’apparizione per lei almeno quanto lo è per noi: è lei stessa a farci notare che indossa una giacca impermeabile viola.
La pioggia cala come un sipario mentre torniamo al punto di partenza, dove è in programma la conferenza del presidente del GAL “Terre Vibonesi”.
Paolo Maria Clemente
Guarda le foto della giornata sulla nostra pagina Fb: