Realizzare i propri destini

In questa edizione del Festival dell’Ospitalità, esploreremo come un’idea si concretizza in un progetto comune, riflettendo insieme su tematiche come la biodiversità, la rigenerazione, le comunità di destino e il futuro sostenibile.

Incontreremo realtà da cui trarre esempio e imparare come i destini di ognuno possono realizzarsi, attraverso azioni concrete, in ricchezza comune se vengono nutrite, condivise e sviluppate in accordo e in armonia con tutte le parti come insegna la natura.

Attraverso workshop, talks, eventi culturali ed esperienze sul territorio, il Festival dell’Ospitalità diventa un punto di incontro e di ispirazione per coloro che desiderano realizzare dei propositi virtuosi creando una rete di connessioni profonde che dà vita a progetti di valore concreti e significativi.

La distanza tra i sogni e la realtà si chiama azione

Un figlio chiede al padre che cosa sia l’utopia. Il padre risponde: «È come l’orizzonte, quando tu fai un passo verso di esso, non ti avvicini, perché lui si allontana di un passo e così via». Il figlio chiede. «A cosa serve allora?» La risposta è stata: «Serve a camminare».
(“Parole in cammino” di Eduardo Hughes Galeano)

In tempo di crisi, in cui i giovani sembrano perdere la speranza, le certezze vacillano e subentrano paura e scoramento, è di vitale importanza mantenere la capacità di immaginare, di sognare. Far vagare la mente è un meraviglioso atto di ribellione e di invenzione, che significa rallentare e concedere al nostro mondo interiore di esprimersi e aprirsi all’universo delle possibilità.

Oggi, più che mai, il mondo ha bisogno di sognatori e viaggiatori – perché la prima forma di viaggio avviene nella nostra mente – che possano ristrutturare nuovi significati, creare visioni, costruire nuovi ambienti dove l’importante non è vincere ma contribuire.

Per realizzare ciò che immaginiamo, è necessario agire, passare dalla teoria alla pratica. Non possiamo semplicemente fantasticare, ma dobbiamo trovare la forza di uscire dal nostro rifugio mentale e dare forma alla nostra vita e al mondo che desideriamo seguendo le indicazioni che la vita ci offre.

La distanza tra i sogni e la realtà si chiama azione.

«Il destino è un fiume sotterraneo che scorre parallelamente alla vita: ogni tanto emerge e allora ci sommerge e ci chiediamo: “ma perché proprio a me?”: oh, sì, solo a te, perché quel fiume è tuo e c’era anche quando non lo vedevi». (Roberto Vecchioni)

Biodiversità e comunità di destino

Lao Tse ci ricorda che un maestoso albero, il cui tronco a malapena riusciamo ad abbracciare, ha avuto origine da un minuscolo germoglio.

Ma cosa c’è prima del germoglio? E quali sono le condizioni che permettono a un’idea di germogliare e crescere?

Prima ancora del germoglio, c’è l’essenza dell’idea stessa. È lì che tutto ha inizio. Come una semente che aspetta il momento giusto per germogliare, un’idea ha bisogno di un terreno fertile in cui radicarsi. Questo terreno si ritrova nell’ispirazione, nell’esperienza, nell’osservazione del mondo che ci circonda o nel desiderio di apportare un cambiamento.

Ma l’idea da sola non basta. Così come un seme ha bisogno di acqua, luce solare e nutrienti per crescere, un’idea ha bisogno di essere nutrita da una serie di condizioni che permettano il suo sviluppo.

Le radici, nella loro essenza, rappresentano quel fondamento solido su cui si sviluppa ogni forma di vita per rimanere saldi ma non immobili. Infatti esse si muovono e si orientano alla ricerca dei nutrienti di cui hanno più bisogno.

Anche gli alberi non rimangono fermi. I tronchi e le foglie seguono l’evoluzione e rispondono al richiamo della vita migliore, cercando l’esistenza più giusta per esprimere la propria indole.

Dalle piante che migrano con il vento, si spostano in gruppo o solitarie, dobbiamo imparare. Dobbiamo adattarci dove non avremmo mai creduto possibile e trasformarci, partendo dall’imprescindibile supporto di ciò che sta sotto e non si vede, di ciò che è venuto prima e ci ha permesso di prosperare.

Dobbiamo avanzare nel buio, perseverare centimetro dopo centimetro e affrontare la rottura della gemma per poter fiorire nella luce.

Aprirsi alla vita significa aprirsi all’abbondante universo delle possibilità, affermare che esistono sempre le condizioni per fare emergere tutto ciò che manca.

Dobbiamo accettare la complessità per trovare la vera essenza per comprendere che siamo parte di un sistema ecologico più ampio, una rete di legami sottili che interconnette la diversità stessa. Un organismo dinamico perché vivo e non statico.

In questo contesto la biodiversità, oltre a rappresentare una ricchezza fisica, ci viene in soccorso come concetto filosofico profondo. Racchiude il bagaglio di tradizioni che abbiamo ereditato, legate a un contesto storico e territoriale, che ci rappresentano nel profondo.

É la nostra ricchezza di vita intesa come abbondanza, distribuzione e interazione tra le diverse componenti del sistema.

L’identificazione in un progetto comune genera così una spontanea rete di relazioni e di vicinanze (Intelligenza Affettiva), che non può essere scalfita dall’esterno. Un collante molto più efficace di qualsiasi adesione formale o regola imposta dall’alto.

La vita si auto organizza mediante reti viventi le cui strutture e processi non sono imposti dall’esterno, ma sono organizzati dalla rete stessa. Un processo di continua rigenerazione che coinvolge tutti i livelli: dalle reti molecolari di cui sono fatte le cellule, fino ai modelli di società più avanzati.

Affinché si rigenerino, le reti viventi hanno bisogno di alimentarsi di continui flussi di energia, materia e conoscenza che provengono e dipendono dall’ambiente all’interno del quale si sviluppano, e dai modi di auto-organizzazione.

La natura ci offre un’inestimabile lezione su come costruire una convivenza dinamica e pacifica, improntata al bene comune. Essa dimostra che la vita è capace di rinnovarsi e rigenerarsi, trasformando anche i conflitti in tensioni verso un’armonia superiore.

Per progredire dobbiamo quindi riconoscere che, pur tra tanta diversità di culture e di forme di vita, apparteniamo a un’unica famiglia umana e un’unica comunità terrestre con un destino comune che va salvaguardato insieme.

Se vogliamo un futuro sostenibile dobbiamo costruire comunità.
Comunità di destino.

 

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