Come può un Festival parlare di turismo sostenibile, di comunità che si rigenerano e riattivano attraverso tour operator e professionisti che si occupano di turismo a 360° ? Come può un Festival avere un obiettivo così grande come cambiare le sorti di un territorio come quello di Nicotera ?
La V edizione del Festival dell’Ospitalità è da poco terminata.
Abbiamo preferito fare passare qualche giorno prima di scrivere questi pensieri e riflessioni; diversamente, sarebbe stato troppo complesso riuscire nell’intento di raccontarti, dall’interno, come l’abbiamo vissuta.
Ogni anno, ogni edizione, è sempre diversa.
D’altronde, ogni viaggio è fatto di tante vie, tante persone, una diversa dall’altra, che incontriamo e incrociamo e che condividono un pezzo della loro vita, arricchendoci e dando la possibilità di conservare quei ricordi unici ed indelebili, fermi lì, in quell’angolo nemmeno troppo remoto del nostro animo.
Ecco, se dovessi raccontarti in poche righe cosa è stato – per me – questa edizione del Festival, lo farei così.
L’importanza delle relazioni umane
Perchè se è vero che le competenze si possono acquisire, quello che ci portiamo tutti a casa è una sensazione di pienezza. Momenti, collaborazioni terminate, nuovi professionisti motivati e guidati da valori sinceri, risate, scazzi e chiarimenti, ansia di dover fare tante – forse troppe – attività, la lentezza di un territorio, quello calabrese, che ti abbraccia così forte che è difficile poi divincolarsi. Idee brillanti che poi abbiamo deciso di non mettere in pratica, altre che ci sembravano molto meno fighe e che invece hanno suscitato entusiasmo.
In una sola parola: relazioni umane.
Ecco come può un Festival parlare di tanti aspetti che sembrano così tanto diversi tra di loro, turismo sostenibile, comunità, territori, alberghiero ed extra-alberghiero. Tutto si fonde grazie alle relazioni che si riescono a costruire.
Ultimamente si fa tanto parlare di uscire dalla giostra dei social network, si parla tanto di un mondo che va velocemente verso l’effimero, di fiere sul turismo veloci e completamente scollate dalla realtà. Noi abbiamo deciso di andare in direzione opposta e ne siamo sempre più convinti: andiamo verso una comunità reale, dove ognuno decida di vivere il luogo che preferisce, augurandogli la felicità che ho la fortuna di vivere quotidianamente da quando sono tornato a vivere in Calabria.
Il senso di comunità e le esperienze
Come può un Festival avere un obiettivo così grande? Questa la domanda con la quale ho iniziato a scrivere, riparto da qui.
Durante quest’anno abbiamo lavorato su varie direttrici : dalle riunioni di comunità che hanno portato alla creazione realmente dal basso di una nuova forma di segnaletica turistica, fatta dai cittadini, per loro stessi, per non dimenticare le loro storie e la propria identità, e per tutti quei viaggiatori che vorranno approfondire la cultura e le tradizioni di Nicotera.
Ma comunità quest’anno ha voluto dire anche Judeca in Fest (proposto ed organizzato dall’associazione Nemo), un momento di forte aggregazione che ha dimostrato come la musica possa essere strumento di unione tra popolazioni diverse. Un momento di unione tra due comunità che vogliono essere una, quella dei nicoteresi e quella dei migranti ospitati nel borgo. Lo scenario è quello della Giudecca, un luogo intriso di storia che piano piano prosegue il proprio viaggio di riscoperta e rinascita.
La nascita di due esperienze, proposte da un cittadino di Nicotera (Colombo Labate) : “Cucine aperte” e “Stornelli in vigna”, la possibilità quindi di aprire le porte di casa propria o della propria azienda ai viaggiatori.
Il Festival dell’Ospitalità : luogo di incontro e confronto
Il territorio si apre all’incontro con l’altro.
Nel farlo, inevitabilmente, cambia, si evolve, fa un piccolo grande passo avanti ri-costituendo quel senso di comunità già forte che abbiamo tutti vissuto nel Pranzo della Domenica (a chiusura della V edizione del Festival dell’Ospitalità).
E poi la Summer School per Experience Travel Designer, una settimana intensa, lenta ma veloce, giovani provenienti da varie parti d’Italia hanno scelto di vivere tante belle realtà positive, acquisendo competenze tecniche e immaginando quelle esperienze che siamo certi potrete vivere nell’edizione 2020 del Festival dell’Ospitalità.
E’ stata un’edizione che ci ha arricchito, perchè abbiamo avuto la possibilità di ascoltare tante , ma proprio tante esperienze di chi vive di turismo: dalla Valsugana al quartiere San Berillo di Catania, passando per le cooperative di comunità in Toscana e gli albergatori del litorale laziale che , grazie alla forza dell’unione e della condivisione di valori e obiettivi hanno dato nuova vita ai propri territori.
Le dolomiti venete raccontate da Emma Taveri ci dimostrano, se mai ce ne fosse bisogno, che tutti i nostri luoghi hanno necessità di una narrazione e strategia diversa, che metta al centro le persone, le loro unicità e esigenze.
Da qui ripartiamo, dopo esserci fermati qualche giorno, verso nuovi viaggi, incontri, esperienze che ci accompagneranno fino alla VI edizione, quella del 2020!
Credits: foto dell’immagine principale di Colombo Labate