Le prime volte, si sa, hanno un sapore particolare; un misto di odori, sguardi e panorami che difficilmente puoi dimenticare e che restano scolpite nella memoria per molto tempo.
La tappa intermedia di Carfizzi ha rappresentato questo e tanto altro.
Piccolo comune immerso nella provincia di Crotone, 600 anime (circa) caratterizzate da una precisa identità linguistica, quella arbereshe, parlata dalla minoranza etnico-linguistica albanese d’Italia. Già da solo, questo aspetto è un’esperienza di viaggio unica nel suo genere. Immagina di essere in un paese, metti l’Italia, dove si parla una lingua completamente diversa. Tutte le insegne, tutte le diciture e toponomastiche sono scritte in albanese.
Le persone hanno dentro di sé quell’animo e quei tratti ospitali che in tante città si sono oramai persi.
Il Festival dell’Ospitalità è oggi qualcosa di molto più grande di ciò che era nei pensieri iniziali di chi l’ha ideato. Mi piace pensarlo come una rete di operatori del settore, professionisti , che condividono esperienze, punti di vista confrontandosi e dialogando per immaginare nuovi modi di viaggiare e fare accoglienza.
Siamo partiti da varie parti della Calabria: chi da Nicotera Marina, chi da Cosenza, chi da Montalto Uffugo o Civita (altro bellissimo borgo arbereshe , nel lato tirrenico della Calabria). Per me, che con Nunzia ho condiviso i 200km che ci separavano da Carfizzi, è stato un po’ come tornare bambino, avendo passato tante estati ad Isola Capo Rizzuto.
Attraversi il territorio calabrese tagliandolo praticamente in due, dal Tirreno allo Jonio, passando per colline e montagne spesso arse da un sole cocente. Costeggiando il mare, un’innumerevole quantità di paesini ed il pensiero costante che si arrovella su se stesso: che paradiso incompreso!
D’altronde , organizziamo l’Inspiring Tour sia come avvicinamento alla III edizione del Festival dell’Ospitalità, sia per collegare in concreto vari territori italiani, tirando una linea sulle problematiche comuni, cercando poi di sfatare i vari alibi che spesso ci assalgono e ci impediscono di sognare e rischiare nelle nostre imprese.
Giungi, infine, a Carfizzi salendo da una strada di campagna che piano piano ti porta su verso le colline crotonesi, alla tua destra e sinistra animali che pascolano tranquillamente e che contrastano nettamente con il parco eolico costruito qualche anno addietro. Il contrasto tra il selvaggio della natura e l’innovazione dell’eolico è accomunato dal lento andare di entrambi. Ti accoglie un paese animato, tanti giovani ed anziani in piazza, tante persone dedite agli ultimi preparativi prima che inizi l’evento.
La tensione è evidente in tutti noi organizzatori, chissà se sarà partecipato, chissà quanti dei partecipanti saranno realmente interessati. E poi, improvvisamente, sali le scale per andare al piano superiore del Parco letterario Carmine Abate e…ti fermi attonito, perché la sala è gremita, così tanto che non bastano i posti a sedere.
E lì la felicità ti assale perché, nonostante lo ripeti sia a te stesso che in pubblico, hai la dimostrazione concreta che il bicchiere è sempre mezzo pieno e gli alibi si possono sfatare se tutti quanti lavoriamo nella stessa direzione.
Le tappe intermedie hanno tutte lo stesso format, un cappello iniziale per inquadrare la logica e la filosofia dietro al Festival dell’Ospitalità, dopodiché una serie di interventi, alcuni frutto della rete di operatori concretamente tirata su nel corso del tempo; altri, invece, devono obbligatoriamente essere esperienze positive del territorio che ci ospita.
Ecco, l’aspetto entusiasmante è stato l’aver dovuto stravolgere la scaletta per poter dare spazio a tutti i presenti, facendo in modo che ci presentassimo l’un altro, immaginando modi concreti per poter iniziare delle collaborazioni. La politica dei piccoli passi, quelli che ti lasciano sognare ma che ti portano direttamente a risultati nel breve medio periodo. Non vogliamo immaginare soluzioni troppo complesse, edificare ponti o costruire chissà che; lavoriamo nel piccolo per dare un segnale positivo: si può fare!
Ascoltare Roberta e Stefania è stata una vera boccata di ossigeno per me [spero anche per chi ha avuto l’opportunità di ascoltarle], due eccellenti professioniste del territorio calabrese; la prima parlando di coliving , la seconda di Civita e BorgoSlow un modo con cui riappropriarsi dei borghi, un metodo sostenibile e salutare di promozione dei territori.
C’era chi immaginava una calabria in bici, mezzo alternativo per viaggiare in modo lento; chi ha deciso di cambiare vita e tornare a piedi da Roma verso il proprio paese d’origine, una sorta di pellegrinaggio per rientrare in contatto con un sé oramai dimenticato. Tante realtà, come chi produce eccellenti vini nella zona di Cirò o chi si è immaginato di poter attrarre viaggiatori puntando tutto sullo sport.
Farò torto a qualcuno nel non citare tutti – ne sono sinceramente dispiaciuto – ma eravate davvero troppi e non finiremo mai di ringraziarvi per questo!
L’augurio è di continuare a lavorare insieme, rispettosi l’un l’altro del lavoro altrui, certi che collaborando e condividendo esperienze potremo concretamente rilanciare i nostri territori.
Grazie Luigi, Grazie Sara per il grandissimo lavoro che avete fatto e …
Grazie Carfizzi … Montalto Uffugo arriviamo …. 🙂