Era il 1268. Marco aveva appena 14 anni. Non aveva mai incontrato il padre prima di allora.
Rimane affascinato quando gli si presenta ai suoi occhi accompagnato dallo zio Matteo e da racconti misteriosi, affascinanti e mirabolanti di un mondo che ancora nessuno aveva osato esplorare in Europa: la Cina e l’Oriente.
Dopo pochi anni, Marco si mette in viaggio per svelare quei racconti, farli suoi, arricchirli e riportarli qualche decennio dopo in Europa, dove quasi tutti stentano a credergli.
Marco Polo fa del viaggio uno strumento per conoscere, esercitarsi ad esplorare, andare verso la curiosità per accogliere tutto ciò che era lontano, diverso ed enigmatico dalla Venezia e dall’Europa in cui era cresciuto.
Dopo quell’epoca di grandi scoperte e prima della comparsa di internet era piuttosto semplice conquistare i futuri turisti con itinerari standard, che facevano gola un po’ a tutti: villeggianti che avevano voglia di spalmarsi sul lettino in un residence munito di tutti i comfort, vacanzieri che cercavano solo di rimanere con un occhio semiaperto per poter osservare dal finestrino del loro pullman granturismo Roma, Firenze, Pisa e Venezia e avere qualcosa da raccontare al ritorno ai loro amici, senza aver ammirato neppure per un attimo da vicino il Colosseo o aver passeggiato per le strade che profumano di pelle a Firenze.
Il turista del nostro immaginario, datato 60 anni fa, non esiste più e in questo post ti aiutiamo a tratteggiare il suo profilo, passo dopo passo. Perché oggi è necessario sapere riconoscere il nuovo viaggiatore per riuscire ad accoglierlo e far breccia nel suo cuore.
Come viaggia e soprattutto perché viaggia il viaggiatore contemporaneo?
Chissà se Marco Polo, spingendosi un po’ più in là nei secoli, aveva capito che i viaggiatori avrebbero affidato un senso tutto loro e singolare all’atto del viaggiare. Chissà se immaginava che avrebbero vissuto sempre connessi, sommersi dalle notizie, messi sottosopra da notifiche continue che sopraggiungono in un battito di ciglia e alla portata di app, con l’ossessione del tempo e il pallino della produttività a tutti i costi, anche a quello umano.
1. Viaggiare nell’epoca digitale: riscoprire il potere delle esperienze
Il viaggiatore contemporaneo gioca a fare l’iperconnesso fino a quando non arriva il momento di viaggiare.
È qui, nel tempo e nello spazio del viaggio, che si concede il diritto alla lentezza, la gioia di rispolverare sorrisi, l’indolenza della pennica pomeridiana, l’attesa paziente dal contadino che gli consegna frutta e verdura appena raccolte. Prova a recuperare ciò che perde nella sua vita quotidiana.
È qui che accantona i barattoli di pomodori in scatola ed è di nuovo qui che impara a fare il sugo che cucina per ore, come fanno ancora i nonni di un tempo, che popolano i paesi. Il viaggiatore nell’epoca digitale si lascia coccolare dai profumi e dai sapori genuini e autentici e sa di voler toccare con mano la vita quotidiana di chi lo ospita.
2. Nel viaggio, il viaggiatore contemporaneo riscopre di essere umano
Il viaggiatore contemporaneo, cresciuto tra le braccia della cultura digitale, usa le nuove tecnologie per cibarsi di informazioni sulla prossima meta e per scegliere le esperienze che vorrà vivere mentre viaggia. Scarica app, interagisce, chiede in giro a gente che è già stata dove lui andrà ed arrivato a destinazione vuole conoscere, incuriosito, come vivono i locali e cosa fanno. Le risposte le cerca in te che gestisci un hotel o sei al timone di un b&b.
Li pensano, fin nei minimi dettagli, questi viaggi, fin quando non accantonano lo smartphone e lo fanno scivolare nella tasca più remota del loro zaino. Il viaggio diventa territorio di riconnessione, lo allena a ricollegarsi con l’umanità che gli ruota attorno, lo rende meno arido nei rapporti con i luoghi, espande i pori dei cinque sensi affinché paesaggi e scenari nascosti lo sorprendano.
È questo quello che fa un viaggiatore del nostro tempo: abbandona temporaneamente la connessione wi-fi nel suo hotel per allacciarsi alla connessione con il mondo reale. E’ quella senza fili perché fatta di sguardi, osservazione, parole, cuore e gesti.
3. Viaggio senza ritorno
È così nella vita quotidiana. Corre, annaspa, ha il fiato corto nell’improbabile impresa di tenere tutto sotto controllo. Sembra che si metta d’impegno, come tutti noi del resto, per votare tutta la sua vita alla produttività, in un inseguimento forsennato alla ricerca di più efficienza, più organizzazione, più ordine, più rapidità. Più tutto.
Quando si allontana, si smarca più facilmente da chi era e come per incanto, trova più tempo per rimescolare le sue idee, tira via quelle che non lo fanno stare meglio, prende per la coda le diverse prospettive e si veste con quelle che gli calzano a pennello, in questo presente. Quando torna dal suo viaggio, l’immagine che ha di sé e del mondo non è più la stessa. E’ il potere del viaggio.
È questo quello che fanno i viaggiatori e scopritori del nostro decennio. Si fanno carico della scoperta, non temono di svelare troppo di sé, non hanno paura di intuire troppo sul proprio conto. Sanno di voler diventare r
dei luoghi in cui viaggeranno e non ne fanno mistero. Rientra nelle tue possibilità trasformare il suo viaggio in un’esperienza indimenticabile.E tu ti senti pronto per ospitare il viaggiatore contemporaneo?