LA MAGARA DI EMI BIANCHI
Calabria 1769. Storia vera di una donna.
Cecilia Faragò l’ultima fattucchiera processata per stregoneria nel Regno di Napoli.
Una microstoria che si affaccia dal passato e richiede un ascolto, uno spiraglio di redenzione che risale dai secoli.
Una voce di quel mondo di storie disperse che formano la memoria negata del genere femminile.
Profetessa dell’uguaglianza e donna irregolare di un Mediterraneo arcaico, viscerale, erotico, fatto di magismo, superstizione e divinazione,forze in “dote” al femmineo.
Terra, ruscelli, erbe magiche, natura aspra.
Notti di luna e profumi arcani di un sud dell’anima e del corpo.
Si mettono in scena i luoghi eterni della generazione e dell’eros,
della diffusività maternale di vita,
morte e reificazione in corpore femina.
Non un semplice monologo, ma un’interazione di voci.
Un linguaggio denso e terrestre come humus,
impastato di un materiale verbale pieno e screziato.
Il corpo è utilizzato come strumento della narrazione
che coinvolge lo spettatore in una esperienza sensoriale potente,
poetica e parossistica.
Scritto da Emilio Suraci ed Emanuela Bianchi
Adattamento e interpretazione di Emanuela Bianchi
aiutoregia e scenografia Lubì
tecnico luci Giorgia Boccuzzi